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La Prostatite

La prostatite è l’infiammazione della prostata. Si tratta di un disturbo abbastanza frequente che interessa il maschio prevalentemente nella fascia di età tra i 20 e i 50 anni.

Dal punto di vista classificativo, si distinguono quattro tipi differenti di prostatite:

  • Categoria I: prostatite acuta (batterica)
  • Categoria II: prostatite cronica batterica
  • Categoria III: prostatite cronica abatterica oppure sindrome dolorosa pelvica cronica (o chronic pelvic pain syndrome, CPPS).
  • Categoria IV: prostatite asintomatica

In realtà, la distinzione più importante per il paziente rimane quella tra prostatite acuta e prostatite cronica.

Categoria I: prostatite acuta (batterica)

Si tratta di un evento improvviso, caratterizzato da una sintomatologia intensa e molto fastidiosa. I pazienti riferiscono bruciore minzionale con aumentata frequenza ed urgenza urinaria. Spesso si manifestano febbre, dolore alla schiena e alla zona perineale o genitale. Inoltre, durante e dopo l’eiaculazione, il paziente può avvertire un dolore acuto “interno”, generalmente localizzato al perineo o in regione retropubica.

La diagnosi si basa sul colloquio, sulla visita e sui dati di laboratorio. Talvolta si rilevano rapporti sessuali a rischio (nuovo partner, rapporti anali non protetti ecc.). Alla palpazione la prostata è tipicamente calda, morbida e dolorabile. Spesso, in caso di forte infiammazione, la manovra è intensamente dolorosa.

Gli esami di laboratorio (urinocoltura e spermiocoltura) evidenziano la presenza di agenti microbici nei campioni biologici raccolti. I batteri più comuni sono Escherichia coliKlebsiellaProteusPseudomonasEnterobatteriEnterococcoSerratia e Stafilococco aureo.

Gli antibiotici rappresentano il trattamento di prima linea nella prostatite acuta e devono essere somministrati in maniera mirata a

seguito di un antibiogramma. La terapia antibiotica cosiddetta “alla cieca”, cioè senza evidenza del tipo di patogeno responsabile, può risultare non completamente efficace o persino nociva esponendo ad un rischio di peggioramento e di cronicizzazione dei disturbi. Inoltre, la terapia antibiotica deve essere protratta per 15-20 giorni in quanto la penetrazione degli antibiotici all’interno della prostata, anche se scelti in base all’antibiogramma, non è affatto immediata. A seconda della sintomatologia possono essere associate supposte a base di cortisonici o fitoterapici oppure farmaci alfa bloccanti per migliorare i disturbi minzionali nell’attesa che la terapia antibiotica sconfigga l’infezione. Molto spesso, dopo la terapia rimane una lieve sintomatologia che tende a guarire completamente in tempi più lunghi (alcuni mesi). In questi casi, una terapia di mantenimento con antiedemigeni naturali (ad esempio serenoa repens) può migliorare i tempi di guarigione.
Nella maggior parte dei casi una prostatite acuta guarisce senza esiti, soprattutto se individuata tempestivamente e trattata correttamente. Per questo motivo, in caso di disturbi prostatitici, è sempre opportuno rivolgersi al medico per eseguire i primi accertamenti in modo da individuare precocemente l’infiammazione evitando che si cronicizzi.

Categoria II: prostatite cronica batterica

La prostatite batterica cronica è una condizione relativamente rara (< 5% dei pazienti con problemi prostatici). Tale condizione presenta solitamente il classico quadro delle infezioni del tratto urinario di grado lieve o moderato ( bruciori e dolori minzionali, algie perineali e genitali) con un carattere intermittente. I germi patogeni responsabili generalmente sono l’escherichia coli oppure il micoplasma, la chlamydia, il gonococco e i virus HSV e HPV.

I sintomi possono anche essere completamente assenti e il paziente può rendersi conto di questo problema durante gli accertamenti colturali, ad esempio per l’infertilità di coppia. Alla visita, è possibile apprezzare una prostata lievemente calda e dolorabile anche se, molto spesso, la visita risulta completamemte negativa.

Spesso i pazienti affetti da prostatite cronica mostrano valori di PSA elevati pur in assenza di neoplasie.

La terapia richiede cicli prolungati di antibiotici mirati con alta penetrabilità all’interno della ghiandola prostatica. Col passare del tempo il tasso di miglioramento supera il 50% circa.

Categoria III: prostatite cronica abatterica e dolore pelvico cronico (CPPS).

E’ una forma di prostatite caratterizzata da un dolore pelvico di causa ignota, che dura da almeno 6 mesi ininterrottamente. I sintomi solitamente presentano un carattere ciclico con dei periodi di miglioramento alternati ad una recrudescenza degli stessi. Il dolore può essere lieve o debilitante, e può irradiarsi dai glutei o dal retto, rendendo difficoltoso restare seduti. Spesso possono essere presenti dolore addominalebruciore costante all’interno del pene, ai testicoli e al perineo, frequenza ed urgenza urinaria. L’eiaculazione può essere fastidiosa o dolorosa a causa della contrazione della prostata durante l’emissione del liquido seminale. Alcuni pazienti riportano un calo della libido, disfunzioni sessuali ed erettili. Gli accertamenti colturali (urino e spermiocoltura) sono generalmente negativi.

Ci sono differenti teorie riguardanti l’eziologia della CPPS, fra queste meritano una menzione le ipotesi autoimmune, ormonale, l’infiammazione neurogena e la sindrome del dolore miofasciale. Tuttavia, l’evidenza scientifica relativa a queste ipotesi si mantiene ancora modesta.

La CPPS può essere di tipo infiammatorio (categoria IIIa) o non infiammatorio (categoria IIIb). Nel primo tipo, le urine, lo sperma o il liquido seminale contengono globuli bianchi mentre, nel secondo tipo, essi non sono presenti.

Gli individui affetti da CPPS hanno una maggiore probabilità di soffrire della sindrome da fatica cronica e di sindrome del colon irritabile rispetto alla normale popolazione. I livelli di PSA possono essere elevati sebbene non sia presente una neoplasia.

Dal punto di vista terapeutico, sono consigliabili delle tecniche di rilassamento, fisioterapia e biofeedback del pavimento pelvico ed esercizi di stretching che aiutano ad ottenere un maggiore rilassamento del pavimento pelvico. Inoltre, c’è una lunga lista di farmaci adottati per trattare questa sindrome. Gli alfa bloccanti sembrano avere un leggero effetto migliorativo sulla sintomatologia ostruttiva in soggetti affetti da CPPS; numerosi fitoterapici (serenoa repens, quercetina, estratto di polline) e la mepartricina vengono generalmente utilizzati con discreto beneficio. Inoltre, in casi severi, farmaci neurologici come gabapentin e amitriptilina possono essere somministrati, dopo valutazione neurologica.

Negli ultimi anni la prognosi per la CPPS è migliorata notevolmente con l’avvento di terapie multimodali, sostanze fitoterapiche e protocolli mirati al rilassamento della tensione muscolare e al controllo dell’ansia.

Categoria IV: prostatite asintomatica

I soggetti non riferiscono disturbi genitourinari, ma leucociti o batteri vengono notati durante esami effettuati per altri scopi (biopsie o check up).

La diagnosi avviene a seguito di analisi di laboratorio su urine o sperma.

Non è necessario alcun trattamento, nonostante ciò viene adottata una terapia standard per soggetti affetti da infertilità. Tale terapia si basa sull’assunzione di antibiotici e/o antinfiammatori nonostante l’evidenza che la loro efficacia sia debole.

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