La Prostatite
Categoria I: prostatite acuta (batterica)
Si tratta di un evento improvviso, caratterizzato da una sintomatologia intensa e molto fastidiosa. I pazienti riferiscono bruciore minzionale con aumentata frequenza ed urgenza urinaria. Spesso si manifestano febbre, dolore alla schiena e alla zona perineale o genitale. Inoltre, durante e dopo l’eiaculazione, il paziente può avvertire un dolore acuto “interno”, generalmente localizzato al perineo o in regione retropubica.
La diagnosi si basa sul colloquio, sulla visita e sui dati di laboratorio. Talvolta si rilevano rapporti sessuali a rischio (nuovo partner, rapporti anali non protetti ecc.). Alla palpazione la prostata è tipicamente calda, morbida e dolorabile. Spesso, in caso di forte infiammazione, la manovra è intensamente dolorosa.
Gli esami di laboratorio (urinocoltura e spermiocoltura) evidenziano la presenza di agenti microbici nei campioni biologici raccolti. I batteri più comuni sono Escherichia coli, Klebsiella, Proteus, Pseudomonas, Enterobatteri, Enterococco, Serratia e Stafilococco aureo.
Gli antibiotici rappresentano il trattamento di prima linea nella prostatite acuta e devono essere somministrati in maniera mirata a
seguito di un antibiogramma. La terapia antibiotica cosiddetta “alla cieca”, cioè senza evidenza del tipo di patogeno responsabile, può risultare non completamente efficace o persino nociva esponendo ad un rischio di peggioramento e di cronicizzazione dei disturbi. Inoltre, la terapia antibiotica deve essere protratta per 15-20 giorni in quanto la penetrazione degli antibiotici all’interno della prostata, anche se scelti in base all’antibiogramma, non è affatto immediata. A seconda della sintomatologia possono essere associate supposte a base di cortisonici o fitoterapici oppure farmaci alfa bloccanti per migliorare i disturbi minzionali nell’attesa che la terapia antibiotica sconfigga l’infezione. Molto spesso, dopo la terapia rimane una lieve sintomatologia che tende a guarire completamente in tempi più lunghi (alcuni mesi). In questi casi, una terapia di mantenimento con antiedemigeni naturali (ad esempio serenoa repens) può migliorare i tempi di guarigione.
Nella maggior parte dei casi una prostatite acuta guarisce senza esiti, soprattutto se individuata tempestivamente e trattata correttamente. Per questo motivo, in caso di disturbi prostatitici, è sempre opportuno rivolgersi al medico per eseguire i primi accertamenti in modo da individuare precocemente l’infiammazione evitando che si cronicizzi.