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L’infertilità di coppia. I consigli del ginecologo.

Alcune domande che devono far sospettare alla donna di essere infertile:

  • Soffri di amenorrea, cicli < 24 giorni o > 40 giorni?
  • Hai una madre che è andata in menopausa prima dei 40 anni?
  • Sei aumentata o diminuita molto di peso?
  • Non fai una dieta equilibrata?
  • Fai attività sportiva intensa o conduci una vita stressante?
  • Hai una secrezione biancastra dai capezzoli? In tutti questi casi ci potrebbero essere problemi ormonali.
  • Hai notato aumento di peli in aree del corpo inusuali o la comparsa di acne?
  • Hai dolore durante le mestruazioni, i rapporti? Potremmo trovarci di fronte ad endometriosi.
  • Hai avuto molteplici partner sessuali che ti avrebbero esposto ad infezioni sessualmente trasmissibili?
  • Hai avuto interventi o infiammazioni addominali? Hai avuto un’infezione pelvica? Ci potremmo trovare di fronte ad aderenze pelviche.
  • Hai avuto interventi sul collo dell’utero?
  • Bevi molto alcool o fumi?

Quando la donna infertile si rivolge allo specialista, l’inquadramento diagnostico, va eseguito al più presto con esami semplici e fondamentali che sono: dosaggi ormonali per valutare la riserva ovarica; monitoraggio dell’ovulazione; isterosalpingografia o sonosalpingografia per valutare la pervietà tubarica; spermiogramma per la valutare il fattore maschile.
Con tali risultati sarà semplice riconoscere il problema insieme alla strada da percorrere per la sua risoluzione.

Il problema ovulatorio con tube pervie lascia spazio ad una terapia medica per l’induzione dell’ovulazione e rapporti sessuali mirati in coincidenza dello scoppio follicolare o in alternativa ad una delle tecniche di inseminazione artificiale.
Le tube chiuse o irrimediabilmente compromesse nella loro funzionalità, purtroppo, non lasciano alternative alla fertilizzazione in vitro (icsi-fivet),o la più recente fecondazione intrauterina (U-SET: Uterine Sperm Egg Transfer).
In tutti quei casi di infertilità idiopatica (senza causa apparente), spesso la decisione terapeutica non é facile e il comportamento da seguire dipende da alcune altre variabili come l’età della donna e la durata dell’infertilità. Sarebbe comunque opportuno proporre con gradualità le tecniche di fecondazione assistita.

Le tecniche

L’inseminazione artificiale è una tecnica di riproduzione assistita di primo livello e consiste nell’introduzione con un piccolo catetere, di spermatozoi selezionati e concentrati nell’apparato genitale femminile. La donna è sottoposta a stimolazione ovarica e monitoraggio ecografico in modo da scegliere il momento più adatto all’inseminazione che verrà effettuata in regime ambulatoriale. La probabilità di successo della tecnica è del 10-20%.

Per quanto riguarda le tecniche di fecondazione in vitro abbiamo a disposizione la FIVET (Fertilizzazione In Vitro con Embryo Transfer) o la ICSI (Iniezione Intra-Citoplasmatica degli Spermatozoi). In entrambi i casi, le ovaie vengono stimolate con opportune terapie ormonali e gli ovociti, prelevati sotto guida ecografica per via trans-vaginale. La fecondazione con gli spermatozoi avviene al di fuori  del corpo della donna (“in vitro”). Gli embrioni così ottenuti, vengono trasferiti successivamente in utero. Qui la stimolazione ovarica è maggiore rispetto all’inseminazione semplice e richiede maggiori quantità di farmaco per avere la produzione di più ovociti; il prelievo degli ovociti ha un tempo chirurgico, vengono, infatti prelevati tramite un ago attraverso la parete del fondo vaginale, sotto controllo ecografico in sedazione.
La differenza tra le due tecniche è solamente a livello di laboratorio.
Nella FIVET, l’inseminazione è effettuata ponendo a contatto gli ovociti con gli spermatozoi su una piastra, tenendo in coltura quelli che mostrano segni di fecondazione. La tecnica ICSI consiste nell’iniettare con un sottilissimo ago un singolo spermatozoo attraverso la parete direttamente nella cellula uovo femminile.
In entrambe le tecniche, il trasferimento degli embrioni viene poi fatto ambulatorialmente.
La probabilità di successo della fecondazione in vitro va dal 30 al 40% se la donna ha meno di 35 anni, ma si riduce con l’aumentare dell’età arrivando dopo i 40 anni a circa il 10%.

 

 

Dr.ssa Elena Di Vera, Specialista in Ginecologia e Ostetricia, Dirigente Medico, Ospedale San Paolo, Savona –

ginecologadivera@gmail.com

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