La scienza che aiuta a diventare papà
La scienza e la ricerca medica hanno messo a punto nuove soluzioni che possono aiutare a soddisfare il desiderio di paternità.
Fonte: Repubblica.it
La scienza e la ricerca medica hanno messo a punto nuove soluzioni che possono aiutare a soddisfare il desiderio di paternità.
Fonte: Repubblica.it
“In Italia nascono sempre meno bambini. Nel 2017 sono oltre 15mila in meno le nascite rispetto al 2016, meno 45mila nell’arco di tre anni e quasi 120mila in meno rispetto al 2008. E le previsioni per l’anno in corso non lasciano ben sperare con i dati provvisori dei primi 6 mesi che registrano già un meno 8.400 rispetto allo stesso semestre dell’anno scorso.”
Fonte: huffingtonpost.it
Uno studio presentato ad Eshre cancella il luogo comune del social freezing per privilegiare la vita professionale delle donne.
Fonte: Repubblica.it
Era impossibile da immaginare solo 20 anni fa, ma il primo embrione completamente artificiale è una realtà. E’ di topo ed è artificiale perché non è stato ottenuto a partire dall’unione di un ovocita e di uno spermatozoo, ma da cellule staminali. Anche se in un futuro molto lontano si potrebbero immaginare esseri viventi artificiali, non è certamente questo l’obiettivo dei ricercatori: oggi l’embrione artificiale è solo un laboratorio unico per studiare le primissime fasi della vita, a partire dalla nascita della placenta e dei meccanismi con cui l’embrione si impianta nell’utero per dare il via a una gravidanza: processi che al momento sono poco noti, una sorta di ‘scatola nera’ della vita.
Pubblicata sulla rivista Nature, la ricerca è stata condotta in Olanda, nell’Istituto di Medicina rigenerativa dell’Università di Maastricht, dal gruppo guidato da Nicolas Rivron. Il punto di partenza sono state due famiglie di cellule staminali: quelle che danno origine alla placenta e quelle da cui si forma l’organismo. Poste le une accanto alle altre in provetta, le cellule hanno cominciato a comunicare e grazie a questo dialogo, mai finora osservato ‘in diretta’, le cellule si sono organizzate in una struttura simile a quella di un embrione nella fase iniziale dello sviluppo, la blastocisti, nella quale si forma la sacca che racchiude le cellule staminali.
Fonte:huffingtonpost.it
Le donne che utilizzano ovociti donati da altre per diventare madri sono drasticamente aumentate negli ultimi 10 anni in Inghilterra: se nel 2006 erano 1.912, nel 2016 risultano 3.924. Quasi un raddoppio, come emerge dalle stime dell’Autorità per la fecondazione e l’embriologia umana (Hfea) del Regno Unito. Ma il nostro Paese sembra non essere da meno. Per fare un raffronto con l’Italia, dove questa pratica è peraltro consentita solo dalla metà del 2014, i dati della Relazione sulla legge 40 del ministero della Salute parlano di circa 2.000 cicli effettuati con questa metodica nel 2015.
Fonte: adnkronos.com
Grazie all’iso delle cellule staminali le ovaie di due donne che soffrivano di menopausa precoce sono state fatte ‘ringiovanire’, alleviando anche i sintomi della menopausa. Sei mesi dopo l’iniezione le donne hanno avuto nuovamente il ciclo mestruale.
fonte: huffingtonpost.it
Secondo una meta-analisi in 40 anni si è dimezzata la concentrazione di gameti negli uomini occidentali. Le cause: inquinamento e stili di vita scorretti
È Scesa di oltre il 50%, negli ultimi 40 anni, la concentrazione degli spermatozoi negli uomini dei paesi occidentali. L’allarme lanciato da anni nel corso dei congressi europei dell’Eshre, è confermato da uno studio guidato dall’università Ebraica di Gerusalemme.I risultati stati pubblicati su Human Reproduction Update.
Lo studio. I ricercatori hanno preso in considerazione 185 paper scientifici pubblicati dal 1973 al 2011. I dati si riferiscono a maschi che abitano in regioni occidentali agiate: Europa, America del Nord, Australia e Nuova Zelanda. Dall’analisi di queste pubblicazioni si rileva una riduzione della concentrazione degli spermatozoi del 52,4% e un calo del 59,3% del numero totale degli spermatozoi. Il calo è stato registrato durante i 38 anni dello studio: in pratica, la concentrazione media degli spermatozoi misurata all’inizio del periodo preso in considerazione, ovvero nel 1973, era pari a 99 milioni per millilitro, mentre, alla fine del periodo analizzato, cioè nel 2011, è risultata circa dimezzata (pari mediamente a 47 milioni per millilitro). Inoltre, il declino non si è mai arrestato durante i 40 anni analizzati. Questo problema di salute era già stato evidenziato in alcuni studi precedenti, di cui il primo nel 1992 e da uno studio francese del 2012, anche se, secondo gli autori del paper odierno, queste ricerche risultavano ancora controverse, a causa di limiti oggettivi nell’analisi. La meta-analisi odierna supera molte di queste limitazioni e dà uno sguardo alla panoramica dei risultati ottenuti finora.
Le implicazioni. Se il calo della conta spermatica continuasse con lo stesso tasso di riduzione, dunque seguendo l’andamento osservato, l’essere umano potrebbe estinguersi, ha dichiarato alla Bbc l’epidemiologo Hagai Levine, primo autore del paper. In base ai risultati, infatti, aumenta la percentuale di uomini la cui fertilità è assente o si assesta sotto la soglia dei valori normali. Secondo i dati della Società Italiana di Andrologia, in Italia sono ben 250 mila le coppie non fertili e in circa la metà dei casi alla base vi è l’infertilità maschile. “Questo problema è aumentato costantemente negli anni, soprattutto nei paesi occidentali – ha commentato Antonino Guglielmino, Presidente della Società Italiana della Riproduzione Umana – un fenomeno che non si osserva, o almeno non in maniera significativa, nell’uomo asiatico”.
Le cause. Ma perché questo problema riguarda soprattutto l’Occidente? “Una ragione valida, riguarda l’aumento degli “interferenti endocrini” nell’ambiente, ovvero delle sostanze chimiche, fra cui pesticidi, che agiscono sul sistema ormonale, sia durante la vita che in fase prenatale”. E questa interferenza, spiega Guglielmino, può contribuire a problemi futuri nella salute riproduttiva dell’individuo, soprattutto maschio. Sotto i riflettori vi sono anche abitudini non salutari e altri fattori ambientali comuni come il fumo, l’obesità e lo stress, le malattie sessualmente trasmesse.
Tratto da:
Le Repubblica – Salute.