Fecondazione eterologa, cos’è e chi la può fare
Neanche a farlo apposta, la nascita dei primi due bambini concepiti in Italia tramite la fecondazione eterologa coincide proprio con l’undicesimo compleanno della legge 40, la stessa che ha impedito fino a quasi un anno fa l’accesso a questa tecnica di procreazione assistita.
La fecondazione eterologa è stata, infatti, osteggiata a lungo in Italia. Tanto che migliaia di coppie sono state costrette a emigrare all’estero per riuscire finalmente a coronare il sogno di avere un figlio.
Ma dall’aprile scorso, i paletti all’eterologa sono caduti. Nonostante questa svolta epocale, si fa ancora troppo spesso confusione sulla fecondazione eterologa: in cosa consiste realmente questa tecnica? In Italia è stata sempre un tabù? Chi può accedere alla fecondazione eterologa? Quali sono i requisiti dei donatori? E’ gratis? Tutti interrogativi ai quali abbiamo tentato di rispondere, offrendo una sorta di guida alla fecondazione eterologa.
Che cos’è
La fecondazione eterologa è una delle diverse forme di procreazione medicalmente assistita. Si ricorre a questa tecnica quando uno dei due genitori è sterile e, per arrivare a una gravidanza, occorre usare un gamete, un ovulo o uno spermatozoo, di una terza persona, cioè il donatore.
La legislazione in Italia
Fino al 2004 nel nostro paese era possibile accedere alla fecondazione eterologa, purché il donatore fosse anonimo e la donazione di ovuli o spermatozoi non avvenisse in cambio di denaro. Nel riordino di tutta la normativa, sfociata nella legge 40, si è deciso di vietare il ricorso alla fecondazione eterologa considerata il preludio a pratiche di eugenetica, ovvero di selezione artificiale dei gameti per ottener bambini “su misura”. L’anno successivo all’approvazione della legge 40, fu indetto un referendum promosso dai Radicali e dai partiti laici di centro-sinistra per abrogare la normativa. In particolare, la fecondazione eterologa era stata inserita nel quesito numero quattro. A causa della scarsità di voti non si raggiunse il quorum e quindi la legge rimase in vigore. Almeno è stato così fino allo scorso aprile, quando la Corte Costituzionale dichiarò incostituzionale il divieto di fecondazione eterologa, aprendo di fatto le porte all’utilizzo di questa tecnica anche in Italia.
Come si accede
Il primo passo è quello di rivolgersi a un centro specializzato e mettersi in lista d’attesa. I medici, una volta raccolta la storia clinica dei due partner, effettuano una serie di esami per verificare l’infertilità assoluta di almeno uno dei partner. Per la fecondazione eterologa i richiedenti devono essere maggiorenni, sposati o conviventi in modo stabile. L’accesso a questa tecnica è gratuita o con ticket, prevista cioè nei Livelli essenziali di assistenza (Lea), ma solo per le donne riceventi in età potenzialmente fertile, cioè al di sotto dei 43 anni. Fino a quest’età e per un massimo di 3 cicli, il trattamento sarà a carico del Sistema sanitario nazionale, dopo si dovrà pagare.
Requisiti dei donatori
Si può accedere ai gameti esterni tramite banche del seme per quelli maschili e, per quelli femminili, a ovociti congelati nei centri stessi oppure donati da donne a loro volta sottoposte alla fecondazione assistita. I donatori maschi devono avere età compresa tra i 18 e i 45 anni e le femmine tra i 18 e i 35. Le coppie che avessero già ovociti o gameti all’estero possono richiedere, tramite il centro di fecondazione scelto, di trasferirlo in Italia. Le linee guida per la fecondazione eterologa, inoltre, raccomandano che le caratteristiche fenotipiche del donatore – ad esempio il colore della pelle – siano compatibili con quelle dei familiari. Questo però non significa che si possa scegliere il colore degli occhi o dei capelli del nascituro a proprio piacimento, ma è solo una forma di tutela dell’equilibrio psico-emotivo del bambino. Il limite massimo di nati per ciascun donatore è di 10, anche se una coppia che abbia già avuto figli tramite eterologa potrà chiedere nuovamente lo stesso donatore. Il donatore resterà anonimo, ma il bambino nato da fecondazione eterologa potrà chiedere di conoscerne l’identità una volta compiuti i 25 anni d’età. Il donatore sarà libero di accettare o meno la sua richiesta.
Le tecniche
Le tecniche utilizzate sono tre, a seconda dei singoli casi. La tecnica “di primo livello” prevede l’inserimento nella cavità uterina del liquido seminale. Se l’infertilità da affrontare è più grave, si può ricorrere alle tecniche “di secondo livello”, più complesse e invasive, tra cui la Fivet (Fertilizzazione in vitro con trasferimento di embrioni) e l’Icsi
(Intracytoplasmatic sperm injection).
Nella prima, i tre degli ovociti prelevati vengono posti su una piastra nella quale si versa una goccia di liquido seminale. Se gli ovociti si fecondano, gli embrioni ottenuti, fino a un massimo di tre, vengono trasferiti nell’utero. La seconda tecnica, quella dell’Icsi, è utilizzata nei casi in cui l’infertilità maschile è più grave e consiste nell’inserire un singolo spermatozoo direttamente, tramite a una micro pipetta, nell’ovocita. La tecnica di “terzo livello” richiede l’anestesia totale della donna e prevede la fecondazione in vivo. E’ ormai quasi inutilizzata perché molto invasiva e poco ripetibile.
La Stampa, 10 Marzo 2015